Viccotto
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Prodotto tradizionale della terra dei Piceni. Il Viccotto Si.Gi. è caratterizzato da un colore ambrato derivante dalla sua particolare lavorazione. All’olfatto rivela note di legno delicato e una grande intensità di frutta cotta. E’ un vino dolce, etereo, ben bilanciato tra frutta acidità ed alcool. Avendo un’acidità totale alta è consigliato in abbinamento a pasticceria secca o da meditazione. Invecchiato anni.
375ml
Dettagli
Questo prodotto era assolutamente presente in ogni famiglia contadina e rappresentava in passato parte della dote che ogni donna doveva portarsi una volta sposata; infatti la cultura contadina vedeva in questa bevanda un utile corroborante dalle fatiche giornaliere nei campi.
Utilizzato per decenni come vino della messa, oggi è considerato un prodotto tipico del mondo dei campi di questa zona ma, nonostante gli sforzi della popolazione nel suo lancio, rischia di scomparire.
Il vino cotto è un tipico vino dolce delle Marche e, in particolare, della terra dei Piceni.
Viene vinificato soprattutto nelle zone collinari e pedecollinari delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata ed è in particolare molto apprezzato quello del territorio del comune di Loro Piceno, dove ogni anno nel mese di agosto si svolge la storica Festa del Vino Cotto.
Questo particolare tipo di vino, si ottiene da una tecnica tradizionale che alcuni fanno derivare fin dagli antichi tempi dei Piceni X secolo a.C., che in questa zona vivevano, altri invece dai Greci IV secolo a.C., una tecnica poi tramandata attraverso i millenni fino ai giorni nostri.
I patrizi romani, gli imperatori e i papi degustavano questa bevanda al termine dei loro fastosi banchetti e fino a due secoli fa era molto commercializzato anche con altri paesi europei.
La sua speciale caratteristica è la sua particolare lavorazione.
Viene utilizzata l’uva dei vitigni tipici della zona quali il Maceratino, il Sangiovese, il Montepulciano, il Galloppa.
Una volta pigiata l’uva, si mette il mosto ottenuto in una caldaia di rame e fatto scaldare cotto a fuoco vivo fino a quando l’acqua che evapora lascia la capacità della caldaia a un mezzo di quella iniziale. Una volta evaporata questa grande quantità d’acqua, il mosto concentrato viene rimboccato in caratelli di gelso dove è già presente quello vecchio degli anni precedenti molto importante sarà un suo lento e lungo invecchiamento evitando forti ossidazioni. È proprio questo il punto più importante della sua vinificazione: il giusto dosaggio fra il vino cotto nuovo con quello vecchio e una spillatura accorta.
Utilizzato per decenni come vino della messa, oggi è considerato un prodotto tipico del mondo dei campi di questa zona ma, nonostante gli sforzi della popolazione nel suo lancio, rischia di scomparire.
“Se volete sapè come se fa lo vì cotto adesso ve lo dico. Dopo avè rcordo l’ua, se pista vè dentro la canà e ppo se pija lo musto che scappa e se mette dentro a ‘ na callara de rame ghija mista sopre lu treppiè. Jè si piccia lu focu sotto nghè non arza lu vojore…”
“Se volete sapere come si fa il vino cotto, adesso ve lo dico. Dopo aver raccolto l’uva, si pista bene e poi si prende il mosto e si mette dentro a un contenitore in rame già collocato sopra il treppiedi. Gli si accende il fuoco sotto nché non alza il bollore. Con un po’ di legne grosse si mantiene il fuoco perché il mosto deve bollire piano piano, nché non ne scenda un terzo, o almeno, la metà, a forza di bollire…”